La disciplina della psicomotricità nasce circa un secolo fa, con l’obiettivo di risolvere i problemi “mentali” del bambino, attraverso un sapiente e consapevole uso del proprio corpo. Grazie ai notevoli successi raggiunti dopo la sua applicazione, tale disciplina è stata migliorata e adattata, fino a diventare una valido metodo educativo per la corretta crescita psicofisica dei più piccoli.

La motricità fine rappresenta la capacità di controllare i più piccoli movimenti di mani, dita, faccia, bocca e piedi. Molto spesso, però, quando si fa riferimento alla motricità fine, vengono considerati solo i movimenti di mani e dita. Questi movimenti, per essere completati in modo corretto, presuppongono che il bambino abbia sviluppato un buon livello di coordinazione oculo-manuale e abbia appreso un tipo di postura adeguata.

In Italia ci sono oltre 3 milioni di bambine e bambini da 2 a 6 anni, un’intera fascia di età che – per quanto riguarda le attività fisiche e l’educazione motoria, fanno poco o niente a scuola, e il pomeriggio non hanno gran scelta di frequentare un corso – né tanto meno uno ben strutturato – di qualunque attività motoria.